Attuali prospettive delle ricerche etnomusicologiche in Italia

Nell’ambito della Conferenza dell’ICTM sulle “Attuali prospettive delle ricerche etnomusicologiche in Italia“, che si terrà a Cagliari dal 26 al 29 settembre 2013, Etnostudi (con Eo|Lo Etnolaboratorio per il Patrimonio Culturale Immateriale) parteciperà con una produzione curata da Emiliano Migliorini e Paolo Vinati, dal titolo “Córegn, cifolitti e sciüroc. Lombardia, Lazio, Alto Adige a confronto sullo strumentario minore”, un breve documentario di 18 minuti sulla costruzione e sull’uso di strumenti di corteccia e di canna di tre diverse aree dell’Italia centro-settentrionale.

Programma completo della Conferenza
(Conference of the ICTM Italy National Committee):
Current Perspectives of Ethnomusicological Research in Italy

Per visionare il filmato Córegn, cifolitti e sciüroc

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Lo specchio e gli altri

specchio-altriLe relazioni tra osservatore e osservato stanno alla base della raccolta dei documenti etnografici, specialmente di quelli che ci appaiono di natura non tangibile: tradizioni orali, musica e danza, cerimonialità popolare, memorie e storie di vita. Giunta alla sua ottava edizione, la rassegna di cinema documentaristico “Lo specchio e gli altri” propone una serie di documentari antropologici di recente produzione. Queste opere sono state realizzate in luoghi di un’Italia appartata e periferica rispetto ai grandi centri urbani ed industralizzati, di cui vengono documentate le peculiarità territoriali, culturali ed umane.

PROGRAMMA
• 4 ottobre Le colline moreniche del Lago di Garda e La Via degli Abruzzi di Mario Piavoli
• 11 ottobre Cheyenne, trent’anni di Maria Cheyenne Daprà, Marco Romano e Michele Trentini
• 18 ottobre Le us per aria di Emiliano Migliorini e Paolo Vinati
• 25 ottobre La nebbia prima che si alzi di Angelo Rossetti e Michele Paladin

Ore 21, Ingresso gratuito
Museo Giacomo Bergomi (montichiarimusei)
Centro Fiera del Garda
Via Brescia, 129 – Montichiari (BS)
Tel. 030.9650455 / 030.9650591
http://www.montichiarimusei.itinfo@montichiarimusei.it

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Roberto Leydi: Bologna non dimentica…

A Bologna, il 6 e 7 aprile, sono state organizzate una serie di iniziative per ricordare l’etnomusicologo Roberto Leydi, che nel capoluogo emiliano, attraverso il ruolo di docenza al DAMS, ha fortemente inciso sull’ambiente culturale e formato centinaia di allievi. Così Vladimiro Cantaluppi, ex-allievo e promotore dell’iniziativa, illustra i contenuti dell’iniziativa: “Il 6 e 7 aprile ricorderemo Leydi per ricordare quei tempi, l’umanità e la curiosità che permeava dalle sue lezioni. Un incontro conviviale, festivo, a cui sono invitati tutti, per ritrovarsi in ogni senso. ci sarà anche Stelios Lainakis, con Leonidas Lainakis e Hara Lainaki, portatori della tradizione musicale cretese. L’amicizia e la collaborazione tra Leydi e Stelios risale agli anni settanta, quando assieme intrapresero la ricerca sulla musica tradizionale di Creta occidentale, in particolare la provincia di Chanià, e la musica a ballo dei violinisti”.
Questo il programma delle giornate:
Sabato 6 aprile (Scuola di Musica Ivan Illich, Via del Giuriolo 7, Bologna). Ore 10-17: seminario musica e canti dell’isola di Creta; ore 18: proiezione del documentario  “Roberto Leydi. L’altra Musica”, di Aurelio Citelli; a seguire inteventi, festa conviviale e concerto.
Domenica 7 aprile (Associazione Culturale Meno Male, via dei Pepoli 1A, Bologna). Ore 18: presentazione, musica cretese, interventi musicali e memorie dell’insegnamento del prof. Roberto Leydi; ore 19.30: aperitivo; ora 20: Mala Agapi; ore 21: Suonatori della Valle del Savena; ore 22: Stelios, Leonidas e Maria Lainakis.

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Un omaggio a Leydi a dieci anni dalla scomparsa

leydi-vinati-fotoE’ passato un decennio dalla scomparsa di Roberto Leydi, tra le più importanti figure dell’etnomusicologia italiana contemporanea, studioso di musica popolare, ma anche intellettuale di grande levatura. Lo ricordiamo attraverso l’articolo pubblicato su “L’Espresso” qualche giorno dopo la sua morte, a firma di Umberto Eco.

da La Bustina di Minerva (del 6/3/2003)
Addio a Roberto Leydi
Leggerezza, gaiezza, sicurezza di giudizio critico, senso del teatro e ricerca eccezionale di un grande etnomusicologo
di Umberto Eco

Con il suo senso dello humour, con il suo scetticismo piemontese, con il gusto dell’aneddoto per cui andava famoso, avrebbe riso con me della sua sorte: Roberto Leydi è morto nel tardo pomeriggio di un sabato e proprio di quel sabato in cui si svolgevano a Roma e nel mondo le grandi manifestazioni per la pace. Il giorno dopo e anche il lunedì successivo le pagine dei giornali erano dedicate a quegli eventi e solo nel giro di alcuni giorni i grandi quotidiani hanno commentato la scomparsa di questo singolare e indimenticabile personaggio. Ma si sa, quando la notizia non è più fresca, al massimo si dedicano allo scomparso una colonna o due , anche se, come è accaduto con “Repubblica”, le due colonne erano firmate Luciano Berio. Mi diceva un giorno Roberto: «Non bisogna mai morire di ferragosto, non se ne accorge nessuno». Ecco. Ma devo dire che ho trovato su Internet molti e commossi ricordi, da parte di tanti cultori della musica popolare.

Molti non lo sanno, ma quando cantano sulla chitarra antiche canzoni operaie o contadine, e altri reperti di un mondo ormai scomparso, lo debbono a Leydi, che è andato con insaziabile curiosità e pazienza certosina a registrare quel patrimonio musicale dalla viva voce di testimoni anche vecchissimi. E poi ha fatto circolare le sue scoperte attraverso libri, dischi, e scorribande teatrali per tutto il paese, facendole sovente cantare da sua moglie, quella Sandra Mantovani di cui negli anni Sessanta avevo scritto che aveva un «duende padano».

Di Leydi etnomusicologo si parlerà ancora a lungo. Ma questa attività (che l’aveva portato a diventare professore ordinario al Dams e ad appassionare a questi temi tanti giovani) rappresentava la punta dell’iceberg Leydi. Per quanto mi riguarda, lascio la parola agli esperti, e continuerò a cantare tra me e me le canzoni che ho appreso da lui – e mi rammento che una sera a casa sua ci ha fatto sentire il nastro, su quegli immensi registratori di allora, che aveva registrato non so dove, in qualche balera, dicendo che si doveva prestare attenzione alla voce di quella ragazza ancora ignota, che si chiamava Mina. Vorrei invece ricordare altri aspetti di Leydi.

Per esempio un anno fa aveva pubblicato “Gelindo ritorna. Il Natale in Piemonte” (Omega edizioni) per cui mi aveva chiesto una prefazione-testimonianza fatta di ricordi personali. In molte città piemontesi, da quasi due secoli si rappresenta a Natale una commedia dialettale, che narra di come il pastore Gelindo e la sua famiglia assistono alla nascita di Gesù, in una zona imprecisa tra il Tanaro e Betlemme. L’unica ricostruzione che si ricordi dei testi originali (ma ormai in vari posti come ad Alessandria, questa rappresentazione per metà sacra e per metà comica, si recita a braccio su canovacci tramandati oralmente, come accadeva per la commedia dell’arte) era “Il Gelindo” di Rodolfo Renier, del 1896.

Leydi è andato alla ricerca dei vari testi, diversi per città e provincia, ha ricostruito la storia del Gelindo, ha ritrovato manifesti, musiche, documenti iconografici, dedicando persino un dotto capitolo alla piva di Gelindo (Leydi era espertissimo di zampogne). La ricerca sembra immane, ma non a chi conosceva Roberto e aveva visitato la sua casa, un vero e proprio museo dell’inatteso. Leydi era un collezionista delle cose più strane, di quelle che la gente non pensa a collezionare, e a giudicare da quello che sto per raccontare lo era sin da piccolo.

Infatti a metà degli anni Cinquanta io ero giovane funzionario della televisione di Corso Sempione e prendevo sessantamila lire al mese. Leydi, che collaborava alla Rai e aveva quattro anni più di me, mi raccontò un giorno che aveva deciso di lavorare sino a che guadagnava trecentomila lire al mese, e poi si divertiva. Se si calcola che entro poco sarebbe apparsa la Seicento Fiat che costava seicentomila lire, trecentomila era un bella sommetta. Come la realizzava Roberto? Affittando dischi alla Rai. C’era bisogno per qualche trasmissione del primo discorso di Roosevelt, della registrazione della celebre trasmissione di Orson Welles sui marziani, della radiocronaca in diretta della tragedia dello Zeppelin, della prima canzone cantata, che so, da Marlene Dietrich? Leydi a casa sua aveva il disco o il nastro. Dove scovasse tutte quelle cose non l’ho mai saputo. Ma lui le aveva.

L’anno scorso ha tenuto per la Scuola Superiore di Scienze Umanistiche di Bologna una serie di lezioni sulla “Musica di Weimar”. Ci ha fatto rivivere, attraverso brani musicali sempre originali, commoventi e sublimi nel loro gracchiare a settantotto giri, tutta la storia di un’epoca, collegando Kurt Weill alla musica dodecafonica, alle vicende politiche, alla letteratura dell’epoca. Una esperienza indimenticabile. Con leggerezza, gaiezza, sicurezza di giudizio critico, senso del teatro e documentazione eccezionale, ci ha dato l’ultima possibilità di intrattenerci con lui, conversatore dotto e trascinante.

Ciao, Roberto, anzi, “ciau”.

All’OFF Pecore cercano pastore

Bisces-modIl film Bisces chir famëi, Pecore cercano pastore (di Paolo Vinati, ITA 25′), realizzato in collaborazione con Istitut Ladin “Micurà de Rü”, Associazione Culturale Etnostudi e Eolo (Etnolaboratorio per il Patrimonio Culturale Immateriale) concorre all’Orobie Film Festival (OFF), nella sezione Paesaggi d’Italia.

La proiezione è prevista per venerdì 25 gennaio 2013 alle ore 20,30, presso la Sala Oggioni del Centro Congressi Giovanni XXIII a Bergamo.

Info su http://www.montagnaitalia.com
Scarica il programma

Riprende l’attività del sito Etnostudi

Chiuso il vecchio sito (etnostudi.it), il portale dell’associazione si trasferisce sulla piattaforma wordpress (www.etnostudi.wordpress.com).
Cercheremo di aggiornare lo spazio web con contenuti riguardanti le attività dell’associazione, segnalandovi eventi, incontri, pubblicazioni e condividendo informazioni, nella speranza che questo luogo possa diventare anche una viva comunità di studiosi di etnomusicologia e di appassionati della materia.